Olio è salute?





Olio è salute?
Sì, ma solo se scegliamo con cura e consapevolezza il prodotto che arriverà sulle nostre tavole.

La prima cosa da fare è considerare l’olio come una semplice spremuta di frutta. Immaginiamo di avere uno spremiagrumi e di premere arance o limoni, lo stesso principio vale per le olive. L’olio extravergine di oliva è a tutti gli effetti il succo delle olive (frutto della pianta dell’ulivo) ottenuto solo con mezzi meccanici e fisici e ha in sé tutte le caratteristiche organolettiche e nutrizionali che servono per la salute e il nostro benessere, conquistandosi così l’appellativo di alimento nutraceutico.
Un olio che fa bene e che contiene tutti gli elementi che necessitano per una sana nutrizione (antiossidanti, vitamine, polifenoli) deve essere prodotto con le migliori tecniche agronomiche, di lavorazione e di produzione.






Ma come arriva una sana spremuta di olive dal campo alla nostra tavola? 
Le olive devono essere raccolte sane e integre e arrivare in frantoio in ceste areate, non ammassate. Lavate, frante andranno “spremute” al massimo entro 24 ore dalla raccolta.
Dopo una breve decantazione ed eventuale filtrazione, l’olio va imbottigliato e immesso subito al commercio con le dovute precauzioni di conservazione. Ricordiamo che la luce, il calore e l’ossigeno sono i nemici numero uno dell’olio così come per ogni altro alimento. Oltre a preservarne l’integrità in casa, allontanandolo da fonti di calori come la cucina, terrazzi assolati, contenitori inadatti, facciamo attenzione alla sua posizione sugli scaffali di vendita al momento dell’acquisto.

Numerose sono le scelte commerciali presenti oggi sul mercato.
Lo acquistiamo negli ipermercati, gastronomie, in alcune enoteche con reparti dedicati all'olio o nelle più numerose elaioteche, e al sud dove il consumo di olio è più rilevante ci si rivolge ancora oggi al frantoiano di fiducia a km zero.
E quindi dopo aver ben deciso, a seconda dell’uso o gusto personale, se il nostro olio dovrà essere : leggero, mediamente intenso o intenso (dove per intensità intendiamo tutti i profumi che l’olio diffonde una volta nel bicchiere o sulle nostre preparazioni) con note leggere o decise di amaro e piccante (segno indiscusso di alta qualità dell’olio e non un difetto) andiamo subito a leggere bene l’etichetta che è fonte di preziose informazioni.

In cima alla piramide della qualità c’è l’olio extravergine di oliva a Denominazione di origine protetta o DOP, che ha la garanzia legale di un prodotto perfetto senza difetti perché sottoposto a seri controlli ed analisi sia chimico-fisiche che organolettiche.
È un olio a norma di legge e che mantiene fino a data di scadenza inalterate tutte le proprietà nutrizionali.
L’etichetta con dicitura olio extravergine di oliva senza la menzione dop prevede, invece, che sia il produttore ad assumersi la responsabilità che tutto sia legalmente conforme. Queste sono dunque le due categorie merceologiche che i medici e gli esperti in nutrizione consigliano per l’uso quotidiano – soprattutto a crudo – nella nostra alimentazione.
Per le altre categorie degli altri olio di oliva commestibili attenzione sempre a leggere la etichetta: per alcuni il procedimento di estrazione prevede una parte di olio vergine tagliato con olio estratto chimicamente e raffinato per cui non apporterà mai quel prezioso corredo aromatico e contenuto nutrizionale dell’olio extravergine di oliva.

Ma come orientarsi invece per la scelta basata sul gusto e sulle caratteristiche organolettiche di un olio?
Meglio leggero, mediamente intenso, o intenso? Con note delicate o decise di amaro e piccante?
L’Italia possiede un patrimonio di cultivar (varietà di olive) unico al mondo, un vero patrimonio da tutelare come bene dell’umanità. I nostri uliveti sono alberi secolari per la maggior parte con un impianto di tipo tradizionale nel rispetto della natura del territorio, dell’ecosistema e delle biodiversità.
Da nord a sud troviamo oli prodotti da olive di ogni genere e gusto. dalla Lombardia passando per l’Umbria, Abruzzo e scendendo al sud in Puglia, che da sola produce il 40 % dell’olio nazionale, fino in Calabria e isole.




La scelta vera e importante per noi sarà soprattutto l’azienda produttrice che avrà in sé tutte il know how (capacità acquisite) per raccogliere e trasformare il frutto in olio con assoluta serietà e onestà. I produttori della nuova generazione sono più preparati e consapevoli dei loro padri.
Sempre più oggi frequentano corsi di avvicinamento all’assaggio tecnico, per riconoscere i difetti (che possono manifestarsi nelle vari fasi di produzione) o corsi di sommelier per valutarne solo i pregi e caratteristiche, si aggiornano e hanno come unico obbiettivo la qualità.
Questa ricerca continua della qualità richiede l’intervento di nuove figure professionali come l’oleologo (enologo nel vino) il tecnico assaggiatore (per valutare l’assenza di difetti) e il sommelier dell’olio, come consulente nella ristorazione per per approvvigionamento delle etichette.
Abbinare l’olio al cibo è una delle competenze del sommelier dell’olio che dopo aver bene valutato le caratteristiche di aromaticità intensità, gusto, struttura, equilibrio tra amaro e piccante lo abbinerà al cibo: come supporto, come rinforzo e caratterizzazione o fondersi con la preparazione sempre in armonia di gusto.



E’ per questo che l’olio a differenza del vino assume tecnicamente significati e usi diversi. L’olio che è diventato un nobile ingrediente e non più un condimento, come aceto, glasse, e dressing ma parte integrante della preparazione.
Le ricette di ogni chef attento dovrebbero riportare tra la descrizione degli ingredienti oltre la quantità anche il tipo di olio da utilizzare: fruttato (frutto dell’oliva): leggero medio e intenso

La dieta mediterranea salverà il mondo e l’olio ne è un alimento fondamentale. Alcuni esperti hanno proposto un packaging in “minidosi” da somministrare quotidianamente per soddisfare il fabbisogno giornaliero nutrizionale.



 Quindi in conclusone: un giro d’olio? .. anche due!


#ungirodolioanchedue

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