Cartolina dal Cilento: la Taverna del mozzo


Il profumo del fritto caldo e appena cotto ci guida verso la Taverna del mozzo, ristorantino affacciato alla terrazza sul porto di Marina di Camerota.
Davide Mea proprietario e cuoco ci aspetta in cucina con il pescato fresco del giorno.

Tavolini bianchi, sedie celeste mare e mensoline blu colorano la taverna e a me pare già di essere in barca nel cristallino Tirreno del Cilento.
Ci accomodiamo e la salsedine del lungomare sembra svanire dopo l'assaggio della birra fresca e aromatica del birrificio artigianale di Roccadaspide,
che ci viene subito offerta.

Il nostro giovane chef ha solo 30 anni, una laurea in economia aziendale e tanto lavoro all'estero come agente marketing. Ma è in cucina che dall'età di 14 anni lavora con passione, un lavoro che gli ha permesso di avere un osservatorio di elezione: i cuochi all'opera e le loro sperimentazioni.

Autodidatta e creativo, ha tanta strada ancora da percorrere ai fornelli per affinare la tecnica, ma dalla sua ha grande "intuizione" e la fortuna di vivere in un territorio ricco di materie prime enogastronomiche ed eccellenze produttive.
Un uomo slow, lo definirei, sia per l'attenzione ai presidi Slow Food del suo territorio, sia per il suo carattere. Pacato, sicuro e orgoglioso della terra cilentana, tanto da investire e decidere di fare impresa con Il solo desiderio di vendere un'emozione, il ricordo della sua terra attraverso i suoi piatti.

Aprire e leggere il suo menu degustazione é come andare in dispensa e trovarci solo eccellenze già selezionate per la sua clientela, tutti appassionati della buona tavola e del buon vino.
L'entrée è subito "territorio":  l'nsalata di mare di pesce sciabola cotto al vapore con rucola e pomodorini locali é uno stimolante invito a proseguire il viaggio dei sapori costieri campani.
A seguire, come da menù degustazione, un carpaccio di baccalà pixo su insalatina di finocchi e arance nel quale ricorre il gioco della sapidità dei piatti di Davide.
Ma la ricetta più ispirata della serata è il Mantecato di merluzzo fresco su crostino di pane cafone, vellutata di patate della Sila e ceci di Cicerale (presidio Slow Food),  con olio aromatizzato al rosmarino e alici di menaica. La freschezza quasi citrina della nostra falanghina campana equilibrerà alla perfezione l'esuberante tendenza dolcezza del piatto.
Il mare come protagonista ci insegue prepotente nella Maracucciata, altro presidio Slow Food, con la zuppetta di seppia ed il suo nero sulla polentina di maracuocciolo. I pomodorini del piennolo appassiti danno carattere al piatto.
E infine terminiamo la nostra degustazione con la sua interpretazione del  raviolo fritto di baccalà e gamberi con acqua di fagioli bianchi di Controne, anch'essi presidio.

La sua cucina mi intriga e mi strizza l'occhio, invitandomi a ritornare.
È sera, si chiacchiera, si ride. La giornata è stata lunga come anche il viaggio dalla lontana Puglia.

Uscendo ci accoglie nuovamente l'aria salmastra del lungomare, penso che dovrò ritornarci alla Taverna del Mozzo perché Davide ha in serbo altri assaggi e altre ricette ispirate dal mare che respira ogni giorno nella sua Marina di Camerota.
Intanto porto con me questa cartolina gustosa: sarà un bel promemoria per la prossima volta.


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